Premessa
Per il raggiungimento dell’instaurazione di un corretto rapporto di lavoro e per il ripristino della legalità nel sistema produttivo del comparto agro alimentare occorre in primis garantire il rispetto della dignità del lavoratore e dei diritti umani. Ciò accede spesso anche per donne e bambini…
Schiavi moderni, costretti a lavorare o a fornire prestazioni dietro ricatti, torture, violenze, privazioni di ogni genere: 40 milioni di donne, uomini e bambini in trappola nel 2016, secondo il rapporto di ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite), Walk Free Foundation e Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), presentato a New York all’Assemblea Generale dell’Onu.
Schiavi moderni, costretti a lavorare o a fornire prestazioni dietro ricatti, torture, violenze, privazioni di ogni genere: 40 milioni di donne, uomini e bambini in trappola nel 2016, secondo il rapporto di ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite), Walk Free Foundation e Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), presentato a New York all’Assemblea Generale dell’Onu.
Circa 25 milioni le vittime di lavori forzati, 15,4 milioni quelle costrette a unirsi in matrimonio: le più colpite sono donne e ragazzine, che rappresentano il 71 per cento del totale (29 milioni). I settori in cui il lavoro forzato è più diffuso? La sfera domestica, le costruzioni, l’agricoltura e la pesca, i servizi. Sono 4,8 milioni invece le persone sfruttate sessualmente, oltre 4 milioni quelle costrette a lavorare dalle autorità statali. Donne e bambini tra i più vulnerabili. Vittima della schiavitù moderna un bambino su quattro, circa 10 milioni. Anche un terzo dei matrimoni forzati (il 37 per cento del totale) riguarda minori, quasi tutte bambine. Le donne rappresentano il 99% della forza lavoro sfruttata nell’industria del sesso e l’84% delle vittime dei matrimoni imposti.
Ma il dato più significativo, riguarda il dramma del lavoro minorile, su cui il rapporto fa luce: impiegati 152 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni in tutto il mondo, di cui 64 milioni di femmine e 88 milioni di maschi. Praticamente un bambino su dieci nel mondo. La piaga affligge 72,1 milioni di minori in Africa, 62 milioni in Asia e Pacifico, 10,7 milioni nelle Americhe, 5,5 milioni tra Europa e Asia Centrale, 1,2 milioni negli Stati arabi. Tra i diversi mezzi con cui la coercizione viene esercitata, le violenze e le minacce di maltrattamenti, ma anche la privazione del sonno e del cibo, e ancora intimidazioni ai famigliari, isolamento, ritiro del passaporto, somministrazione di alcol e droghe, reclusione nei luoghi o nei quartieri di lavoro.
Ma il dato più significativo, riguarda il dramma del lavoro minorile, su cui il rapporto fa luce: impiegati 152 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni in tutto il mondo, di cui 64 milioni di femmine e 88 milioni di maschi. Praticamente un bambino su dieci nel mondo. La piaga affligge 72,1 milioni di minori in Africa, 62 milioni in Asia e Pacifico, 10,7 milioni nelle Americhe, 5,5 milioni tra Europa e Asia Centrale, 1,2 milioni negli Stati arabi. Tra i diversi mezzi con cui la coercizione viene esercitata, le violenze e le minacce di maltrattamenti, ma anche la privazione del sonno e del cibo, e ancora intimidazioni ai famigliari, isolamento, ritiro del passaporto, somministrazione di alcol e droghe, reclusione nei luoghi o nei quartieri di lavoro.
I dati raccolti negli ultimi cinque anni rivelano come 89 milioni di persone abbiano sperimentato una qualche forma di schiavitù per pochi giorni o per l’intero periodo considerato – dichiara invece Andrew Forrest, fondatore di Walk Free Foundation – E questo racconta di profonde e radicate discriminazioni e disuguaglianze nel mondo di oggi, combinate a una sconcertante tolleranza dello sfruttamento. Bisogna dire basta. Tutti abbiamo un ruolo da giocare nel porre fine a questa realtà – aziende, governo, società civile, ognuno di noi”.
L’idea
L’idea è quella di una applicazioni che consente di denunciare in diretta e non, qualsiasi tipo di azione illegale relativa allo sfruttamento nel settore agricolo in Italia. Un uso sociale dei social network pensato per rendere la vita migliore a tanti lavoratori sfruttati e schiavi moderni delle nostre campagne agricole. Lo scopo è quello di fornire a Polizia, Magistratura, enti locali, regioni, province e comuni la vera situazione ed intervenire, pensata per conoscere più a fondo il territorio ed i suoi caporali e migliorare la qualità degli interventi e liberare il lavoro e i lavoratori dallo sfruttamento.
E’ qui che entra in gioco il “patto di rete” con tutti i cittadini interconnessi: necessita integrare questi strumenti con applicazioni web e mobile pensate per ottimizzare il passaggio dalla segnalazione all’intervento. Così facendo, si crea un circolo virtuoso in cui i dati sono a disposizione di tutti, i cittadini tramite funzione AppNoCAP possono presentare i loro esposti in via telematica e chi è chiamato a rispondere dovrà farlo, grazie al lavoro dello staff interno in rete delegato alla gestione della APP, nessuno può evadere dalle sue responsabilità. Da un lato tutti i cittadini in rete possono collaborare con estrema facilità e senza assumersi rischi diretti, dall’altro gli uffici competenti hanno la possibilità – e il dovere – di rispondere con più efficienza e tempestività. Il cittadino può anche seguire gli sviluppi della propria denuncia per vedere se il problema è stato risolto o meno.
A decretare il successo di questi strumenti tra i cittadini non sono soltanto la facilità e l’immediatezza comunicativa offerte dalle nuove tecnologie. Serve infatti la presenza di un’amministrazione capace di rispondere ai problemi, anche perché una volta che ci si espone così non è facile tornare indietro.
L’app potrà essere utilizzata attraverso una registrazione sul portale, tra le attività previste oltre la denuncia anche la possibilità di collaborare con il Network di No Cap in tantissimi progetti ed iniziative anticaporale e di consumo criutico.
Il cittadino che vede le proprie denunce risolte si sente molto più legato alla sua comunità ed è dunque più propenso a esporne i problemi. E’ un meccanismo che si autoalimenta. E se l’amministrazione si dovesse girare dall’altra parte? Per far fronte a questa eventualità, diversi strumenti chiamano in causa “la funzione watchdog” dei media: giornali, radio e televisioni locali.
In che modo è possibile sostenere la AppNoCap
Questo progetto ha il gravoso compito di monitoraggio e di pressione sulle imprese quindi per motivi di autorevolezza e indipendenza non può ricevere finanziamenti da aziende. Abbiamo bisogno del supporto popolare, noi pensiamo che questo tipo di attività abbia benefici non solo per i lavoratori ma anche per i consumatori, quindi li invitiamo ad acquistare in maniera consapevole in virtù del nuovo progetto No Cap del Bollino Etico, esattamente come ci disturba mangiare un prodotto pieno di pesticidi, ormoni e poco salutare allo stesso modo dovrebbe inorridirci indossare un abito confezionato con il sangue perchè qualcuno ha sofferto, è stato molestato o ha vissuto in condizioni di schiavitù.
Inizieremo nei prossimi giorni un monitoraggio di alcune piattaforme di crowdfunding, e ne selezioneremo una a breve.