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Leonida Bombace
tra i fondatori Associazione NoCap
1969-2021

Yvan Sagnet

Nel 2011 a Nardò, ho iniziato uno sciopero per i diritti dei lavoratori stranieri per denunciare lo sfruttamento nei campi che ha portato al primo processo su scala europea. Il caporalato, fino ad allora poco conosciuto dall’opinione pubblica, ma ampiamente praticato,
è oggi diventato in Italia reato grazie alla legge 199/2016 che modifica l’art 603 bis del Codice Penale.

Ci sono voluti anni di protesta e di attività costante per mostrare che il fenomeno non è circoscritto ad un solo paese ma è europeo e coinvolge braccianti – italiani, rumeni, bulgari, polacchi – ed extra UE.

Il bagaglio di conoscenze accumulato negli anni della protesta ho voluto metterlo a disposizione della associazione NO CAP creata nel 2017 grazie al supporto di tanti attivisti che insieme a me credono nel cambiamento per dire basta allo sfruttamento.
Dalla protesta che ha caratterizzato il mio impegno dei primi anni siamo approdati alla proposta. Siamo passati a strumenti più efficaci: il dialogo con le Istituzioni, con le imprese, e con i soggetti della filiera agricola per proporre un modello nuovo di sviluppo che vede tutti vincenti perché abbiamo riportato al centro l’essere umano, l’equità, la giustizia, il rispetto per i diritti umani fondamentali e per l’ambiente.

Cambiare si può! E lo dimostrano le tante imprese che hanno scelto di condividere la nostra visione e i tanti consumatori che scelgono di acquistare prodotti etici per non essere più co-responsabili di questa nuova forma di schiavitù contemporanea.
Nel modello economico attuale la competitività si gioca ancora sul ribasso dei prezzi che si ripercuote sul costo del lavoro. Finche’ si seguirà questo modello non potrà esserci un’Europa sociale. Bisogna andare oltre. Bisogna avere visione. Ci vuole un modello dove si genera e si dà valore. Oggi i cittadini chiedono di più perché c’è la consapevolezza del bisogno di un ritorno alla solidarietà ed alla legalità. A tutti i livelli questo deve essere l’impegno comune per sradicare lo sfruttamento dei lavoratori. Non è una scelta ma un obbligo morale.

C’è ancora molto da fare. Il percorso è lungo e irto di ostacoli ma siamo certi di poter contare ancora una volta sulla forza del cambiamento e dei diritti umani perché crediamo nei valori e nello stato di diritto.

Il fondatore

Nato il 4 aprile 1985, a Douala (Camerun), Jean Pierre Yvan Sagnet,
arriva in Italia nel 2008, e si iscrive al Politecnico di Torino per studiare Ingegneria delle Telecomunicazioni avendo vinto una borsa di studio. Consegue la laurea nel 2013. Nel luglio 2011, si trasferisce a Nardò, in Salento (Puglia) dove inizia a lavorare presso la Masseria Boncuri, come raccoglitore di pomodori.
Sottomesso ai caporali e sfruttato per il suo lavoro, decide di ribellarsi e organizza una protesta che si trasforma subito in sciopero duraturo contro le inumane condizioni di lavoro nell’azienda agricola.
Diventa presto un punto di riferimento per la difesa dei diritti dei lavoratori braccianti e grazie al suo impegno e alla sua lotta nel 2016 in Italia viene introdotto il reato di caporalato. Dopo la rivolta nella masseria di Nardò, Yvan Sagnet ha lavorato, per un breve periodo, come sindacalista per la Flai-Cgil.
L’attivista camerunense ha scritto due libri editi da Fandango: “Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso” (pubblicato nel 2012 e riedito nel 2017) in cui ripercorre le tappe della protesta per la tutela dei diritti dei braccianti migranti; nel 2015 scrive “Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento”.

Il 21 maggio 2016, riceve il Premio Internazionale all’impegno sociale “Livatino-Saetta-Costa” per il coraggio e le denunce contro il fenomeno del caporalato operato attraverso il suo libro inchiesta “Ghetto Italia”.

Il 12 Novembre 2016, Yvan Sagnet è insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, per il suo contributo all’emersione e al contrasto dello sfruttamento dei braccianti agricoli.

Sempre nel 2017, si aggiudica il XIII Premio ANPI: Partigiani del Terzo Millennio, per l’impegno contro lo sfruttamento sociale.

Nel 2017 Yvan Sagnet viene premiato per il film Jululu di Michele Cinque, di cui é ispiratore e voce narrante. Il film vince la 74esima Mostra del cinema di Venezia nella sezione cortometraggi e a ottobre si aggiudica il Premio Abba – Milano Film festival.

Nel 2017 riceve il Premio Nazionale “Renato B. Fabrizi” per il libro “Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento”, per aver contribuito con la sua opera alla difesa dei diritti umani.

Nel 2018, riceve il Premio Internazionale “Angelo della Pace” per l’impegno sociale e politico a difesa di tanti “fratelli” africani, braccianti agricoli, sfruttati e privati dei diritti fondamentali in varie zone d’Italia.

Nel luglio 2019, Yvan Sagnet è stato insignito del prestigioso Premio antimafia intitolato a Don Peppe Diana “Per amore del mio popolo”.

Nell’ottobre del 2019 è protagonista del film “Il Nuovo Vangelo” del regista svizzero Milo Rau, in cui interpreta la parte di Gesù.

In data 8 settembre 2020 il Consiglio Comunale di Lecce ha deliberato la nomina di Yvan Sagnet come Cittadino Onorario.

Yvan Sagnet ha tenuto lezioni in varie università* come esperto sul caporalato, fenomeni di sfruttamento lavorativo e buone pratiche in agricoltura.

*Università Ca’ Foscari Venezia, Università Link Campus Roma, Università Tor Vergata di Roma, Università di Bergamo, Università Aldo Moro Bari, Università di Pisa, Università di Bari, Università di Parma, Università della Calabria, Università di Bologna Johns Hopkins, Università di Antropologia e della Mobilità e delle Migrazioni di Utrecht Olanda.

Il regista svizzero Milo Rau con Yvan Sagnet al Festival di Venezia

20 Giugno 2020, Uggiano la Chiesa (LE) dedica una strada ad Yvan Sagnet
in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.