L’Associazione No Cap ha partecipato attivamente ai lavori preparatori della strategia nazionale di contrasto al caporalato ed allo sfruttamento lavorativo in agricoltura sfociato nella redazione del Piano Triennale approvato il 20 febbraio 2020, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Il Piano, istituito nel dicembre 2018 e presieduto dal Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, con la collaborazione dei Ministri dell’agricoltura Bellanova e degli interni Lamorgese, rappresenta il risultato della cooperazione tra i diversi attori istituzionali coinvolti a livello centrale e regionale e del confronto con i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro del settore agricolo e le associazioni del Terzo settore.

Le priorità tematiche del Piano sono state affidate a sei gruppi dedicati, coordinati da un capofila competente in materia, ed aperti alla partecipazione dei principali attori interessati, provenienti dalle altre istituzioni, dalle organizzazioni internazionali, dalle parti sociali, dalle associazioni del Terzo Settore.

L’associazione No Cap ha portato il proprio contributo partecipando attivamente al gruppo coordinato dall’istituto nazionale per la previdenza sociale (INPS), al quale erano presenti anche i rappresentanti della Cabina di Regia, dove è stato trattato il tema della Rete del lavoro agricolo di qualità.

Come rappresentanti dell’associazione No Cap, il presidende Yvan Sagnet e la responsabile dell’ufficio legale Paola Pietradura Pironti, in occasione degli incontri del gruppo di lavoro, svoltisi presso la sede romana dell’INPS, hanno da subito posto l’attenzione su una serie di criticità legate all’inefficenza della Rete agricola di qualità come sistema di controllo e monitoraggio del lavoro  agricolo nei territori. Tra queste in primis la conclamata inefficenza della Cabina di regia, che non ha mai realmente svolto la sua funzione di coordinamento delle attività legate alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.

Infatti, se la legge 199/2016 ha indubbiamente rappresentato una svolta importante nella repressione dello sfruttamento del lavoro grazie alla modifica dell’art. 603 bis c.p. che ha riscritto gli indici di sfruttamento rendendone più facile la sua applicazione, consentendo di agire contro il datore di lavoro che viola i diritti dei lavoratori e approfitta del loro stato di bisogno, e prevedendo la possibilità del controllo giudiziario dell’impresa e la protezione dei migranti che denunciano, nella sua parte preventiva si è mostrata totalmente inefficace. In particolare, l’istituzione della Rete del lavoro agricolo di qualità, già introdotta dalla legge 116/2014, che consiste in una Cabina di Regia presso l’Inps nazionale che iscrive alla Rete le aziende che operano nella legalità che volontariamente ne facciano richiesta, ha rivelato tutta la sua debolezza proprio nei numeri esigui delle aziende iscritte all’elenco (appena 400 su quasi 300.000).

No Cap ha evidenziato come uno degli aspetti più gravi del fallimento della Rete agricola di qualità sia legato proprio alla mancanza della realizzazione di un piano di azioni e di monitoraggio della Cabina di regia, possibile esclusivamente attraverso la decentralizzazione della sua attività a livello locale con le Sezioni territoriali della Rete, che devono svolgere un ruolo di promozione di servizi per i lavoratori e le imprese, quali l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e la gestione legale e idonea dell’alloggio e del trasporto dei lavoratori sui campi.

L’associazione ha inoltre posto l’attenzione sull’importanza dell’esistenza di uno strumento di tracciabilità della filiera etica nell’accompagnamento degli imprenditori convenzionali nella conversione a modelli etici e sostenibili.

Il caporalato, nell’attuale modello economico, è il risultato di una logica del profitto, che si esprime anche in una serie di condizioni concomitanti, quali l’imposizione di prezzi da fame da parte della grande distribuzione organizzata e la progressiva asfissia dei mercati dell’ortofrutta locale e dei prodotti di filiera corta. Per questo No Cap da sempre ritiene che una certificazione etica delle filiere produttive che dia evidenza ai consumatori delle aziende virtuose, rappresenti un grande aiuto per le stesse aziende nella promozione dei propri prodotti, e che per questo tale strumento possa diventare un forte incentivo per l’iscrizione alla Rete agricola di qualità laddove sia richiesto come requisito alle aziende che vogliono farne parte.

No Cap ha proposto, inoltre, di investire in una massiccia campagna di sensibilizzazione e informazione sull’importanza dell’adesione alla Rete del lavoro agricolo di qualità, invitando soprattutto a rivedere gli incentivi alle aziende che, in un’ottica di adesione volontaria, si sono rivelati essere troppo poco attraenti, proprio in considerazione del fatto che la scarsa adesione alla Rete, sia dipesa anche dalla scarsità di informazioni delle aziende, oltre che dal timore delle stesse di diventare bersaglio di troppi controlli, per non riceverne in cambio nessuna convenienza.

Molte imprese sono già artefici di questo nuovo modello economico che elimina le cause del caporalato a monte, non limitandosi ad intervenire semplicemente sugli effetti.
Queste aziende stanno costruendo il nostro futuro, e dare loro visibilità rappresenta un modo intelligente di combattere tutte le forme di caporalato da affiancare alle azioni di denuncia e di protesta contro le aziende che rimangono per scelta o per costrizione, prigioniere di questo regime schiavistico che mortifica l’essere umano e degrada il lavoro a pura merce spendibile.

L’associazione No Cap ha partecipato con entusiasmo ai lavori preparatori al Piano triennale, nella consapevolezza che finalmente lo Stato affronta il complesso fenomeno dello sfruttamento del lavoro nei campi con un approccio globale, perchè solo tenendo conto delle sue diverse dimensioni e articolazioni si può individuare un metodo efficace costituito da azioni coordinate destinate principalmente a fornire risposte ai problemi relativi all’emergenza alloggi, trasporti, intermediazione legale del lavoro e controlli, per evitare che la rete criminale continui a sostituirsi allo Stato offrendo i servizi mancanti e per ridare dignità ai lavoratori liberandoli dall’oppressione dei caporali.